di Mylis De Kerangal
Feltrinelli Editore
Pag 75 Euro 9
Non è un libro per turisti che vogliono conoscere le bellezze dell’isola, ma per quelli che desiderano condividere lo stato d’animo che pervase la scrittrice, più volte premiata anche in Italia, non appena ebbe modo di ascoltare alla radio la notizia sulla tragedia del 3 ottobre 2013. Queste le parole che ascoltò quel giorno: “Un barcone proveniente dalla Libia, carico di oltre cinquecento migranti, è naufragato questa mattina a meno di due chilometri dalla costa di Lampedusa. Le vittime sarebbero quasi trecento.”
Un libro su Lampedusa che, da isola di
cinema e letteratura grazie al Gattopardo, l’unico romanzo di Giuseppe
Tomasi di Lampedusa pubblicato postumo nel 1958, diventa il luogo di
tragici eventi umani.
L’autrice rievoca le fasi salienti del celeberrimo e omonimo film di
Visconti e le mette a confronto con quelle della tragedia in mare. Da
una parte il mondo aristocratico che si dissolve, dall’altra altri
mondi, lontani, rifiutati, ignorati.
Lampedusa è testimone di questo cambiamento. Da sempre riserva
naturalistica, riparo per chi fugge, meta di attori misantropi, ma anche
di malati in quarantena, naturisti, miliardari e folli. Il suo mare è
ora abitato da relitti, sogni, cadaveri e fantasmi.
Una notte da non dimenticare e, questo libro, ci aiuta notevolmente
perché stimola la riflessione e, soprattutto, rende salda la convinzione
che i diritti umani vadano sostenuti e difesi. Sempre e in ogni luogo.