LA CHIAVE DELL’INCANTO Avventura umana, arte e magarìa di Filippo Bentivegna, Signore delle Teste

di Alfonso Lentini
Editore Pungitopo pagine 136 Euro 8

Editore Pungitopo pagine 136 Euro 8 A circa due chilometri dal centro abitato di Sciacca (AG) nella contrada Sant’Antonio, c’è un giardino i cui fiori non sono fiori ma teste scolpite nella pietra e nel legno. Sono tremila e ti guardano beffarde e malinconiche quasi fossero consapevoli del tuo inevitabile stupore di fronte ad una tale magnifica opera.
Un tempo questo Giardino Incantato era il luogo dove Filippo Bentivegna, soprannominato il Signore delle Teste, ribelle ad ogni scadenza, per ben cinquanta anni, accarezzò con il suo scalpello le pietre trasformandole in teste umane.
Siamo agli inizi del novecento e Filippo ne produce di ogni forma e dimensione senza mai fermarsi. Non le vende, non le regala, ma le realizza per il semplice fatto che “sente il bisogno di farle”.
Filippo Bentivegna non sa né leggere né scrivere, come tanti, braccato da ignoranza e miseria,  parte per l’America, ma a causa di una spedizione punitiva o forse per un disgraziato incidente sul lavoro, non può rimanere. Non c’è posto per gente con la testa rovinata. Rimpatria, ma non dimentica certo l’incontro con un nativo americano che gli racconta di totem e leggende antichissime. Durante il viaggio di ritorno, poi, su un giornale riesce a vedere la riproduzione di una “testa mostruosa”, probabilmente la notizia di una mostra di Picasso. Questi due episodi lo colpiranno a tal punto da segnare la sua intera esistenza.
Nasce nel 1888 e muore nel 1967. Le notizie sulla sua famiglia sono piuttosto scarse, ma è risaputo come venisse considerato un diverso, un matto, il tipico “scemo del paese”. Ma è l’arte stessa a inseguire la sua follia e allora lui continua, instancabile, a scolpire teste. E quando le pietre sono finite comincia a scavare una montagna, il monte Cronio, per dar vita ad un vero e proprio labirinto. Nulla lo ferma, non l’indifferenza del mondo e neppure lo scherno e le risate di chi lo circonda.
Questo importante libro, corredato da foto delle sue opere e parecchie curiosità, è la storia di un analfabeta, di un “matto da non prendere troppo sul serio” che alla fine sarà considerato un grande artista. Riconosciuto anche da Jean Dubuffet che vide la ricchezza e la purezza non contaminata da accademismi delle sue opere.
Una storia appassionante, quella di Filippo Bentivegna, ambientata in una Sicilia atroce e incantevole che, ancora oggi, riserva innumerevoli sorprese ad ogni latitudine, come questo Giardino Incantato ora chiamato Fondo Bentivegna e acquistato nel 1974 dalla Regione Sicilia.