La rivoluzione del XXI secolo
di Steven Best
Edizioni Ortica Collana Gli Artigli pagine 270 euro 16
Saggio importante, diretto e soprattutto adatto ad ogni genere di lettore. Il titolo già afferma con forza il cuore del messaggio di questo professore di filosofia, noto attivista liberazionista ed ecologista. Egli afferma, infatti, che la lotta di liberazione degli animali, degli umani e della terra, è unica e inscindibile, radicalmente opposta alla gerarchia, al dominio e a tutte le strutture insostenibili. Compito difficile di questi anni, allora, sarà proprio quello di favorire l’intreccio tra tutti i movimenti che si oppongono sinceramente al capitalismo, al militarismo e allo stato per un’unica lotta di Liberazione Totale.
Occorre anche respingere con forza ogni approccio riformista perché
il più delle volte è ossequioso e colluso con il modello capitalista,
occorre abbandonare l’atteggiamento “go vegan” perché semplicistico,
apolitico, tristemente monotematico e preoccupato unicamente di cambiare
gli acquisti dei consumatori senza cambiare il modello di sfruttamento
globale.
E poi riconcepire il concetto di pacifismo ormai trasformatosi in
passivismo che nulla mette in discussione ed è spesso imposto dalle
elite privilegiate del sistema capitalistico per quietare l’opinione
pubblica.
Il saggio si snoda raccontando le pesanti responsabilità dei movimenti
di sinistra, libertari, ecologisti che, salvo poche eccezioni, ancora
oggi, stentano a riconoscere nella questione animale lo snodo basilare
per la liberazione. Eppure è proprio l’intreccio tra oppressi umani e
oppressi animali che può determinare quello slancio che fino ad oggi è
sempre mancato.
L’analisi di Best è molto coinvolgente e utile quando riporta le
diverse discontinuità che il pensiero ha prodotto rispetto al modello
imperante e specista dell’umano visto come centro dell’universo. Ma
l’identità umana come unico centro dell’universo è messa in discussione
sempre di più anche dalle nuove scienze come la genetica molecolare o
l’etologia cognitiva dalle quali si evince con sempre maggior sicurezza
che tutti gli altri animali sono autocoscienti, provano emozioni, hanno
linguaggi complessi, cultura, regole, organizzazione sociale. Non solo,
si comprende sempre di più che siamo di fronte ad individui che
resistono e si ribellano. Ma ciò nonostante il dogma del pregiudizio
continua ad imperare perché solo questo può permetterci di continuare
sulla strada del dominio.
Ed è proprio l’identità umana, nient’altro che il frutto di una
costruzione sociale che ha ignorato e minimizzato tutti gli altri
animali, che ha esaltato la nostra unicità, che è diventata dogma
intoccabile, a dover essere smantellata per abbracciare una visione di
mutuo soccorso, di interrelazioni e interdipendenze olistiche. Perché
non c’è progresso se non è il progresso di tutti, come non c’è futuro
senza una Liberazione Totale.
Steven Best è molto chiaro: siamo di fronte alla sesta crisi
estinzionistica del pianeta, l’unica generata direttamente da noi umani,
e solo un’unione di tutte le lotte ci darà qualche opportunità per un
cambiamento di rotta.
E verso la fine del liobro del Steven Best scrive:
“La prova più importante nella storia della nostra specie è avere il coraggio di domandarci: è in grado l’umanità di modificare totalmente la sua intera esistenza – non solo la sua prospettiva morale e psicologica ma anche le sue istituzioni economiche e politiche – al fine di scongiurare la catastrofe planetaria?
Oppure rimarremo inerti, apatici, illusi, e rinunceremo a mobilitare movimenti globali e unitari di resistenza che fermino l’aggressione, il nichilismo, l’impulso di morte di questo sistema fondato sull’omnicidio?
E aggiunge:
“Occorre associare la liberazione degli umani a quella degli altri animali e del pianeta e creare un movimento rivoluzionario abbastanza forte da sbaragliare l’egemonia capitalista e ricostruire la società rinunciando alle terribili fondamenta dell’antropocentrismo, dello specismo, del patriarcato, del razzismo, del classismo, dello statalismo, dell’eterosessismo, dell’abilismo e di ogni perniciosa forma di dominio gerarchico.”