CANI E SOLDATI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

di Roberto Todero
Paolo Gaspari Editore
Pag 158 Euro 18

Risultato immagini per CANI E SOLDATI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

La guerra, qualunque guerra (religiosa, etnica, economica, petrolifera…), è la tipica manifestazione della follia umana, della violenta sottomissione a logiche di dominio e di morte, ma va ricordato che siamo riusciti anche nella difficile impresa di farci entrare, loro malgrado, anche altri animali, che sono morti in silenzio, dimenticati da tutti.
Con questo libro, Roberto Todero, (studioso del primo conflitto mondiale con particolare riferimento all’esercito austro-ungarico e istruttore di alpinismo), in concomitanza del centenario della guerra del 1914-1918, cerca di riempire questa mancanza, ricordando, mostrando e raccontando la viva, concreta e spesso sofferta presenza dei cani nell’esercito austro-ungarico.
Lo fa attraverso tantissime fotografie d’epoca, diari, documenti ufficiali, manuali di addestramento, manifesti, cartoline…Ne viene fuori un mondo inaspettato dove i cani erano chiamati alla leva obbligatoria esattamente come gli umani. Chi viveva con un cane, infatti, era obbligato a consegnarlo e, quelli ritenuti idonei, avrebbero subito un ferreo addestramento per poi andare in guerra. I “proprietari” ricevevano pure un piccolo compenso e, alla fine, i sopravvissuti venivano restituiti.
In Germania, su trentamila cani, solo il 10% riuscì a tornare a casa, di tutti gli altri (i cani provenienti da Austria e Ungheria) non si ha neppure notizia.
I compiti riservati ai cani erano molteplici. C’erano gli addetti alla sanità che trovavano e segnalavano la presenza di un ferito da recuperare e si distinguevano per la pettorina della croce rossa.
I cani più grossi venivano usati per il trasporto di materiali da costruzione, di provviste, delle pietre e della sabbia che occorreva spostare dalle trincee. Venivano costruiti appositamente dei carretti per le mute di cani che, a volte, trasportavano anche i feriti. E altri ancora venivano usati per la caccia ai topi sempre nelle trincee.
Ma i cani entravano anche nelle operazioni di guerra. Accompagnavano le pattuglie, facevano le staffette per portare i dispacci anche sotto il fuoco nemico correndo per chilometri. Sorvegliavano i magazzini pieni di armi ed esplosivi e facevano da supporto alla polizia militare nei territori occupati.
Il fatto suggestivo e unico in questo libro è il ricchissimo corredo di foto dell’epoca, i cani erano davvero tantissimi c’erano intere mute. La loro presenza era tangibile e importante. Eppure nessuno si preoccupava e si è preoccupato tanto di scrivere ciò che hanno subito i cani. Anche in questo caso un accessorio, uno strumento sequestrato ad un padrone, pagato, usato e dimenticato. Oppure impiegato (per mezzo di manifesti e cartoline) per esaltare i valori di eroismo necessari a dar senso e significato alla follia della guerra. Eppure i cani c’erano. Si tratta, in realtà, di migliaia e migliaia di cani che sono morti.
Ricordare e storicizzare questi momenti, questi episodi, queste realtà è importante perché permette di comprendere meglio il ruolo delle vittime. Cani e soldati, morti e sopravvissuti, vittime di una stessa catena del dominio, carne da macello che alimenta la stessa piramide, lo stesso grattacielo che, dai piani alti, continua, ancora oggi, ad assicurare una bella vista sul cielo stellato.