ANATOMIA DI UN RISVEGLIO

di Barbara Mugnai
Edizioni Cosmpolis
Pagine 68 Euro 10

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Barbara Mugnai, l’autrice di questo emozionante monologo teatrale, si è diplomata in dizione e recitazione al Centro Culturale del teatro Vertigo di Livorno ed è anche entrata a far parte della compagnia dello stesso teatro. Particolarmente proiettata sui classici e sull’improvvisazione ha avuto l’idea di questo testo proprio partecipando ad un seminario sul monologo teatrale tenuto dal grande Ugo Pagliai. Ogni iscritto, infatti, doveva scegliere un monologo da portare in scena in una serata aperta al pubblico e lei decise di incentrarlo proprio sulla questione animale. Mentre gli altri portavano i classici come Pirandello o Shakespeare, Barbara optò per un pezzo autobiografico dal titolo “Anatomia di un risveglio” con il quale descrive in modo appassionato, a tratti con ironia e a tratti anche con durezza, l’abbandono di quel torpore esistenziale che consente di ignorare l’ingiustizia e la sofferenza che subiscono ogni giorno miliardi di animali.
Barbara, che è sia autrice che interprete di questo monologo, ha già viaggiato in diverse città italiane per metterlo in scena con l’appoggio dalle associazioni animaliste locali. Chiunque può invitarla, non chiede un compenso visto che gli introiti vengono destinati in favore degli animali. ll testo, con decine di citazioni (da Tolstoy a Ghandi da Terzani alla Hack), affronta direttamente, smontandoli, i classici luoghi comuni prestando attenzione anche alle tematiche del razzismo, a quelle del linguaggio specista, ma non mancano certo le tipiche perle dell’onnivoro come ad esempio quella sulla sofferenza delle piante.
Anatamia di un risveglio, quindi, non è solo un monologo teatrale ma è anche uno strumento che consente di vedere e capire come si diventa attivisti. Sia dal testo che dall’interpretazione si percepisce fortemente l’impegno dell’autrice, ma anche il suo grande desiderio di cambiamento, la sua consapevolezza che questo possa partire ed essere innescato soprattutto dal coinvolgimento diretto delle tante persone ancora indifferenti.
L’utilizzo della forma teatrale consente di aprire più spazio all’emozione, a quel sentire empatico che sempre più spesso viene censurato e autocensurato, che inevitabilmente dobbiamo tenere a bada per riuscire a sopravvivere alle esigenze di un mondo che diamo per scontato nel suo incedere verso una tranquilla e rassicurante banalità del male.